giovedì 12 maggio 2011

Petit Tom

A Tom la scuola non piaceva granché. Per la maggior parte del tempo passava le ore in classe pensando ad altro. I giorni senza scuola però gli sembravano ancora peggiori. Almeno da qualche mese. Almeno da quando suo fratello morì d'improvviso. Alcuni cercavano di spiegargli il lutto con aggiunte di saccarosio, ma Tom aveva persino smesso di mangiare dolci.
Tom sapeva bene cos'era la morte. L'ha conosciuta e vissuta in alcuni film che scaricava da internet.
Ed eccolo in vacanza in uno stato di vuoto incomprensibile. Un giorno decise che la soluzione a questo vuoto fosse stancarsi. Stancarsi già dalla mattina, così da passare il resto della giornata nel fiacco torpore dello sfinimento. Quindi si vestì leggero e disse alla mamma che sarebbe uscito a fare un giro. La madre, che comprese il delicato periodo, le disse "certo" come fosse consuetudine vedere il figlio lasciare casa col sole appena sorto.
Tom si rese conto che fuori era più freddo del previsto. La neve posava bianca nelle zone erbose, parchi e aiuole, ma sulla strada era rimasto ghiaccio, neve compressa che sarebbe presto diventato quell'odioso mix di granita nera di smog ed asfalto.
D'improvviso iniziò a correre, saltare, muoversi all'impazzata nel soffocante silenzio che lo circondava. Passò un tempo incalcolabile troppo breve e troppo infinito insieme.
Poi tutte le forze del mondo si opposero a lui.
Dopo l'ultimo scatto energico verso l'orizzonte cadde sulla neve gelata.
Il pianeta si fermò.
Solo allora si rese conto che poteva fermare l'universo.
Solo allora si rese conto che non avrebbe mai più rincontrato chi desiderava.

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