venerdì 29 luglio 2011

Wile

E' incredibile quanto sia facile cadere nell'inaspettato.
Provo in tutti i modi a raggiungere il mio scopo ed ogni volta rimango sorpreso, perso, amareggiato dal fallimento. Ad ogni tentativo sono sempre convinto di farcela e, al massimo, porto come riparo l'ombrello regalatomi dalla cugina nana di Mary Poppins.
L'inaspettato conserva in sé quel senso di vuoto, fallimento, melanconia... i momenti in cui sparisce il terreno senza che te ne accorga. Ritrovarsi senza suolo e, dopo qualche istante di pausa e circospezione, rendersi conto di essere sospeso nel vuoto e, nell'istante dopo, precipitare.
Il contatto con la terra non è morbido, anche se prende la forma del mio corpo rimango ferito.
Ripenso a tutte quelle volte che il suolo mi scompare sotto le zampe. Zampe sicure della terra che calpestano, altrimenti non ci sarebbe nulla di inaspettato, semmai "sospettato". Gli amici mi dicono che dovrei aver imparato a raggiungere il traguardo:
- Di esperienza ne hai fatta - mi dicono - ormai saprai evitare le cadute -.
Li guardo e accenno un ghigno scuotendo la testa, sguardo basso, coda pure. Non capiscono che io stesso mi stupisco a ritrovarmi come un piccione senz'ali.
Sembra come ci fosse uno sceneggiatore che si diverte a strapazzarmi per il grande pubblico ed io fossi solo un personaggio di qualche cartone animato. Ho dei momenti in cui penso di essere veramente conosciuto! Qualcuno mi ha persino affermato di aver ascoltato una canzone sul mio conto...
Tornando al vuoto e all'inaspettato, temo proprio che non sarà l'ultima volta che sbatterò il muso.
E' dura la vita di un coyote.